AUTORI VARI
Ciucci e ciucciari di Castellammare
(1820 - 1908)
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SILVESTRO CEDRIN
Lettere dall'Italia
(1820)
Ai genitori (Napoli, 10-8-1820)
Grazie a Castellammare ho recuperato ciò che avevo perduto, sono andato in giro su un asino di qua e di là, dipingendo studi di posti meravigliosi.
Ai genitori (Napoli, 20-9-1820)
Qualche giorno dopo il mio arrivo, una mattina stavo salendo sul mio asino quando con aria di mistero il ragazzo mio accompagnatore cominciò a dire che a Napoli c'era una rivolta e che da loro c'era un altro re, e anche che il ministro russo se ne era andato da Castellammare con la sua famiglia. Io lo ascoltavo senza capire nulla, gli chiedevo di spiegarsi meglio, ma lui mi sussurrava all'orecchio lo stesso guazzabuglio, nonostante che fossimo soli e in uno spiazzo(1).
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EDUARD GAUTTIER D'ARC
Voyage de Naples à Amalfi
(1827)
Si crederebbe, al primo colpo d'occhio, che questa città sia stata appena invasa da squadroni d'asini, tanta è la massa di questi animali che inondano la piazza e le banchine [...]. Uno dei cavalleggeri della truppa si carica dei nostri bagagli e ci conduce all'albergo reale, in cui bisognerà passare la notte, considerato che poche sono le parti del reame delle Due Sicilie dove si può viaggiare in modo sicuro dopo il calar del sole. Ci assicura tuttavia che possiamo visitare senza pericolo i dintorni della residenza reale, e noi facciamo chiamare l'indispensabile cicerone che deve servirci contemporaneamente da guida e da rapsodo(2).
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GIULIO GENOINO
Ncoppa a la strata de fierro
(1842)
Scinne, Don Mà, ca sì a Castiellammare.
Te stonano ciucciare, e ccarrozziere
Chi pe Ssorriento, e cchi pe Quisisana(3).
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FRANCESCO ALVINO
La penisola di Sorrento
(1842)
È incredibile il numero prodigioso d'asini che veggonsi sulla penisola di Sorrento, e particolarmente a Castellammare. Sono per altro comodissimi mezzi di trasporto ed usati da tutti: con soli sei carlini (circa franchi 2 ½) se ne ha uno col suo conduttore per quattro o cinque ore. Pronti in tutti i momenti bastano pochi minuti per averne un'infinità belli ed allestiti. Nel vedere che a loro ci avvicinassimo, simili all'asino di Sileno sperarono intimorirci co' loro ragghi, ed a gara innalzarono le loro voci, corrisposti da simili ed infiniti cori che si trovavano in ogni angolo del paese [...]. I conduttori poi sono allegri e vivaci; la vita è per loro una continua festa. Conoscono i nomi de' rinomati viaggiatori e degli stranieri che visitarono la loro penisola, ma goffamente li pronunziano. Lungo tutto il cammino ti divertono cogli aneddoti; e talvolta gli ultimi venuti servono per divertire i nuovi avventori. Taluno capisce il francese e l'inglese, però tanto quanto riguarda il suo mestiere: infine si vantano istruiti di tutte le meraviglie del loro paese, e sebbene, pari a' Ciceroni, asseriscano sfrontatamente paradossi grandissimi, pure bisogna avvalersene essendo praticissimi delle loro contrade(4).
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PAUL-EDME DE MUSSET
Voyage pittoresque en Italie
(1843)
Tornati a Castellammare, imbocchiamo subito la preziosa via di Sorrento, intagliata nei fianchi della roccia, come il tratto di strada tra Nizza e Genova. Le piogge, qui, causano spesso frane e può capitare che, da sera a mane, il transito delle carrozze diventi impossibile. Un accidente del genere era già accaduto nel corso della notte precedente, in concomitanza appunto con la mia decisione di recarmi a Sorrento. Un calesse mi trasportò da Castellammare all'ostacolo, che sormontai a piedi, convinto di trovare, al di là, qualche vettura. Mi ritrovai, invece, in mezzo ad una banda di asinai, che si contesero l'onore di mettersi al mio servizio. A meno che non si voglia procedere al passo, il viaggio a dorso d'asino è né agevole né lento. Gli asini della Campania sono eccellenti corridori. Quando sentono, a tergo, battere in terra i piedi nudi del padrone, che si accosta per bastonarli e tirar loro le cinghia, reclinano le orecchie e prendono il volo. L'asinaio li sprona ancora da lontano, ripetendo l'urlo selvaggio col quale accompagna le busse. Guadagnai due leghe in meno di un'ora, combattuto tra il piacere di procedere spedito e la pena che mi faceva il povero ciuccio, del quale apprezzai coraggio e bontà. Quanto all'asinaio, saldo gaglioffo d'un vent'anni, non mi sfiorò nemmeno l'idea di compatirlo(5).
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EMMANUELE BIDERA
Passeggiata per Napoli e contorni
(1844)
Appena usciti dalla stazione ci assediò una folla di carrozzieri, di ragazzi con somari, di facchini, di garzoni di locande, che a coro ci offrivano i loro servigi con modi efficaci quanto molesti [...].
La vita di Castellammare per alcuni è la vita degli animali anfibii; metà del giorno nei bagni, metà sulla terra: altri godono di cavalcare su gli asini. Tutto si fa cogli asini: si giunge al caffè, si va in casa, o in campagna su gli asini: queste cavalcate sono il divertimento della maggiore nobiltà, e degli stranieri; e quantunque io abborrisca e tema la razza asinina, pur mi convenne seguire la moda per condurmi a Quisisana(6).
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CHARLES MACFARLANE
A Glance at Revolutionized Italy
(1848)
In tutta la cittadina si notava un'aria di pulizia, di comodità, di rifinitezza che al tempo della mia ultima visita era solo abbozzata. Ciò si era potuto verificare grazie al crescente afflusso di forestieri danarosi, e di questo, la popolazione stabile si rendeva perfettamente conto. La gente di Castellammare e dintorni era sempre stata ardentemente monarchica; l'assenza di turisti e la conseguente crisi economica di cui aveva sofferto in quel tribolatissimo anno, aveva fatto sì che diventasse anticostituzionale e controrivoluzionaria. «Chi», dicevano, «ha allontanato i Lord inglesi e i principi russi e tedeschi che ci davano da mangiare, che ci arricchivano? Chi, se non i rivoluzionari? Da quando è stata data la Costituzione, non abbiamo più avuto né benessere né pace. Noi non vogliamo la Costituzione: vogliamo la pace e il ritorno dei forestieri. Le nostre case sono vuote, i nostri cavalli e i nostri asini non lavorano. Non abbiamo nulla da fare!»(7).
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MARCHESA ELISABETTA ROSALIA DE SASSENAY
Souvenirs de Naples
(1855)
La bambina nacque senza difficoltà, dopo di che [...] dovetti digiunare per nove giorni [...]. Allo scadere del nono giorno si dichiarò che ormai stavo bene e due sere dopo presenziai a una lauta cena per solennizzare la nascita. Il tredicesimo giorno feci una lunghissima passeggiata a dorso d'asino: se mi ritrovo ancora viva e sana, e se da vent'anni sono nonna, vuol dire che in quel metodo di cura così primitivo v'era qualcosa di buono(8).
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FRANCESCO DE BOURCARD
Usi e costumi di Napoli e contorni: Castellammare
(1857)
Castellammare si è più levata in grido presso di noi e dello straniero per l'ameno cammino di ferro, per le fresche aure, per le acque minerali, pe' suoi bagni a mare e pei suoi asini [...].
Castellammare è celebre per l'aria, per le acque minerali, per le eccellenti giuncate e ricotte, per le ottime gallette, e per la gran quantità di asini e ciucciari [...].
Non sì tosto chiamo un ciucciaro, eccomi assediato, circondato e quasi pestato da ciuchi e da conduttori di asini.
Finalmente mi trovo montato sopra uno di quegli asinelli senza saper come, ed accompagnato da mille ah!.. ah!.. ah!.. per ridestare nella mia bestia quel vigore che più non è o per la mancanza di vitto o per la troppa fatica, lascio di galoppo la piazza del Quartuccio, perseguitato dal mio ciucciaro, per salire sul monte; mentre gli altri asinai si fanno tra loro un grazioso scambio di cortesie non udite mai, per la preda del passeggiero perduta, gridando la croce addosso al fortunato che s'impadronì della mia persona per farmi ballare sulla sua bestia a rischio del mio povero collo.
Ma giunti alla salita del monte l'asinello rilenta il passo, quasi per darti l'agio di osservare le pittoresche bellezze di quella via sì amena; ed allora O voi che in bocca il sigaro tenete, Fumando in ogni tempo e in ogni loco, Deh! cavatelo fuori dalle vostre saccocce, ed accendetelo; ché in fede mia non vi avrà mai dato tanto gusto, quanto il fumarlo in quel sito, a quell'ora, e procedendo con quel passo tardo ed equabile della più paziente bestia del mondo [...].
Il ciucciaro!.. Egli è quel giovane che corre sempre dietro il suo somarello, armata la mano da una bacchettina per fargli sentire la forza del suo comando, ed al quale parla col più laconico linguaggio. Un ah! secco ed un ih! prolungato bastano per avviare o far fermare l'asino; servendosi della bacchettina nel crescendo del trotto o del galoppo.
Il ciucciaro, dall'alba fino a notte, non fa che accompagnare sempre il suo somarello, salendo e scendendo monti, girandolando per Castellammare o per quei paeselli circostanti, covrendosi di polvere, bruciandosi al sole, bagnandosi alla pioggia, a seconda della volontà de' passaggieri; e sta sempre pronto a correre come se allora uscisse di casa, altrimenti verrebbe ingiuriato, maltrattato, e forse forse gli toccherebbe pure qualche bastonata. Ma non è questo mai il motivo che spinge ad alzare il bastone contro di lui, perché, essendo siffatto modo di vivere divenuto una consuetudine, egli corre anche più del suo ciuccio.
Quando poi si ritira trafelato, pieno di polvere e grondante sudore, trova nella stalla la sua camera da letto, ove la paglia fa le veci di un soffice materasso; e gittato su la stessa, riposa per tre o quattro ore le stanche membra dalla durate fatiche del giorno.
Vi sono pure de' conduttori di somarelli che menano una vita meno penosa e meno faticata; quelli, cioè, che sono pagati a mese da qualche signore, il quale, prendendo in affitto il somaro, vuole ancora la sua guida. Allora bisogna vedere il ciucciaro! tutto vestito bianco, con un fazzoletto di seta nera fermato al collo da un gran nodo, le cui punte svolazzano in balìa del vento, ed in capo una paglia piena di nastri di vari colori parimente di seta. Vestito a quel modo egli diventa il fashionable il lion de' ciucciari, desta l'invidia dei suoi compagni e l'amore di tutte le vispe contadinotte del paese e de' contorni.
Il ciucciaro è allegro, ti fa ridere con le sue facezie, canta le canzoni popolari se vuoi, e a questo modo si cattiva la benevolenza dei passaggieri, affinché la mancia per comprarsi i maccheroni, come essi dicono non sia tanto avara.
Il ciucciaro capisce il francese e vi risponde nello stesso idioma, e cinguetta anche un pochino l'inglese. Egli non fa che vantare la velocità dei suoi asinelli, a ciascuno de' quali à imposto un nome, come a dire Barone, Ciccillo, Coviello, Rafaniello, Cocozziello o altro più bizzarro ancora; ma io ò sempre trovato migliore per il moto quell'asino che è di più brutta apparenza e che meno viene stimato dal ciucciaro.
Costui, come la formica, lavora nella state e provvede pel verno.
In effetti egli mette da parte per la fredda stagione quel tanto che può nel suo salvadanaio, per non essere obbligato nelle gelide ore mattutine di andare a caricar legna in su le montagne, con la quale fatica vive allora che Castellammare non offre alcun guadagno per sé e pel suo asinello, che il più delle volte vende nel verno, comprandone altro la prossima stagione estiva, se pur lo stato di sue finanze non gliel vieta affatto. Ma prima di giungere a metter da parte una trentina di ducati quanta fatica non deve egli spendere! quanta polvere non deve ingoiare! quanto sudore spargere! [...].
Il punto di riunione de' ciuchi e de' loro conduttori è la piazza del Quartuccio, donde muovono per riunirsi alla stazione della strada a rotaie di ferro ogni volta che giunge il convoglio da Napoli, e quindi, se non ànno avuto fortuna nel trovar passaggieri, ritornano al loro posto. Di là poi se si addanno di qualche straniero, di lontano cominciano a chiamare, a salutare e ad invitarlo a montare a ciuccio: e, avvicinandosi a lui, tanto lo stringono e lo circondano che a stento egli può liberarsi da quell'intricato laberinto asinesco [...].
Si prendono dunque degli asini, perché in Castellammare i ciucci fanno le veci delle cittadine e de' cavalli da sella, benché di questi pure se ne trovino facilmente(9).
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GIUSEPPE ORGITANO
Usi e costumi di Napoli e contorni: Sorrento
(1866)
Qui bisogna aprir gli occhi, ché se per poco perdurate nella distrazione, correte il rischio d'essere menati in un luogo, che non era la meta del vostro viaggio. Per lo più all'arrivo del convoglio alla stazione s'impegna una rissa accanita tra cocchieri, barcaiuoli e ciucciari. A' vincitori spetta per preda il viaggiatore. Se vincono i ciucciari sarete messi per forza sopra un asino e trasportati a Monte Coppola. Se i barcaiuoli, sarete costretti di andar vostro malgrado a Capri. Però fortunatamente la maggioranza, e quindi la vittoria, sta sempre dal lato de' cocchieri, ed allora monterete in una comoda vettura tirata da due o tre vigorosi cavalli ornati di penne e sonagli, e a gran trotto muoverete per Sorrento(10).
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GIUSEPPE GALLOTTI
Monte Coppola
(1868)
A quei dì Castellammare era popolatissima di gente di alto grado, e molto alla moda, la quale era convenuta colà per passarvi piacevolmente i mesi estivi. E per le amenissime ed ombrose vie che menano a Monte Coppola spesso incontravi come raccolti insieme in varii drappelli uomini e donne, napoletani e stranieri, che cavalcando asini le percorreano. Il Duca avea appigionato un quartiere in quella contrada in Castellammare che vien denominata la Montagna; avea preso a nolo un asino, ed un asinaio; il mattino cavalcava nel bosco, e quando poi il sole era presso il suo tramontare, spesso in una carrozza da nolo percorreva la bella via che da Castellammare mena a Vico e Sorrento; spesso il mattino entrato nel bosco si fermava alle Fontane, al Belvedere della Regina, o in altri luoghi di quel bosco, donde meglio si può contemplare Quel bello eterno ch'educò natura che lo straniero c'invidia; e di cui, se fosse dato all'uomo di poterci torre quel bel dono di Dio, saremmo già stati da gran tempo privi; ed in quei luoghi si rimaneva per lunghe ore con un libro, o con un giornale in mano.
Egli avea spesso incontrato per via l'uomo che ora gli sedea vicino; avea veduto come esso pure era amico di solitudine; spesso per caso si eran fermati allo stesso tempo in quei luoghi che colà chiamano punti di veduta; la comunanza dei gusti avea ingenerato simpatia, la simpatia si era mutata in amicizia.
Gli asinai di Castellammare sanno l'arte di aver subito contezza di tutti coloro che vanno colà a villeggiare, e ne narrano i fatti più particolari a chi vuole, ed a chi non vorrebbe saperli, sicché ognuno di quei due, poco dopo ch'erano giunti a Castellammare, avea saputo chi fosse l'altro, ed in quello stesso luogo ove ora erano seduti circa due mesi innanzi per non so quale occasione avean cominciato a parlarsi, poi avean cominciato a cavalcare insieme, a prestarsi libri e giornali; e, non distratti da altre conoscenze, in poco tempo si erano stretti in maggiore amicizia di quella che non si sarebbero stretti se si fossero altrove conosciuti. [...].
Intanto che quei due queste cose discorreano tra loro, quattro giovani dame e taluni giovani scherzevolmente conversando tra loro erano discesi da loro asini, e s'inoltravano per quella parte del piano di Monte Coppola, dove non era permesso di entrare a cavallo. Queste giovani erano di diverse contrade di Europa; erano delle più belle che villeggiavano in Castellammare, ed appartenevano a quella classe che dicesi eletta. Però i loro discorsi erano tutti in quella lingua che la gente di alto grado crede oramai vergognoso ignorare.
La vista di quella gente, e di quell'allegria certamente non irritò gli animi del duca, né di Eduardo: se non che questi recitò al duca, facendovi pochi mutamenti, quei versi del Petrarca Per te non fa lo star tra gente allegra Vedova sconsolata in veste negra. Si levò di sedere, uscì di quel luogo insieme col duca, e ricavalcati i loro asini, si avviarono verso le loro case(11).
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RENÉ DE MARICOURT
Storia maravigliosa di Don Iacopo Ignazio Ferraris
(1876)
Poco sopra incontrai una schiera d'asini, asinelli, asinoni, ciuchi, muli, mule; quante bestie e che musica! O San Gennaro! Ridevano i viaggiatori. Erano Americani, Tedeschi, Russi in passeggiata, Inglesi specialmente, insomma tutta questa roba forestiera che ogni tanto ci capita per la villeggiatura(12).
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RENATO FUCINI
Taccuino di viaggio
(1877)
Ciucci attaccati a bagher alla stazione di Castellamare(13).
Napoli ad occhio nudo
(1877)
Conservo uno spiacevole ricordo di quell'arrivo. Appena che fummo scesi dal treno ed assaltati da uno sciame di ciceroni, ciucai, vetturini, accattoni et coetera animalia, m'accorsi di non aver più addosso il portafogli [...]..
Nell'animo mio chiesi scusa anche ai ciucai, vetturini, ciceroni e accattoni castellammaresi, dei gravi dubbi che per dieci minuti avevo avuto su la loro onestà, e proseguii il cammino lungo la marina tutto umiliato, parendomi di scorgere in ogni occhio languido che mi fissava, il dolce rimprovero di Cristo a Pietro: amice, quare dubitasti?(14).
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CESIRA POZZOLINI SICILIANI
Napoli e dintorni
(1880)
Carrozzoni a due o tre cavalli e calessini a un asinello invadono il largo della stazione: e lì un gridìo continuo, voci confuse, un movimento, un fracasso, un trepestìo da non si dire.... [...].
Lungo la marina carrozzini tirati dagli asini e carrozze signorili con pariglie e livree, trottando avanti e indietro, animano e rallegrano il pubblico passeggio offrendo gradito spettacolo ai pedoni che si affollano sui marciapiedi, e ai forestieri che seduti sui terrazzi e presso le balconate restano assorti nella contemplazione di quest'ora solenne e di questo panorama stupendo.
I carrozzini di Castellammare, graziosissimi e comodissimi, sono una specialità del paese. Tutti tirati da asini vispi, agili e snelli che trottano come cavalli, tutti piccoli, per due persone, tutti eguali e della stessa forma, tutti coperti a un modo con percal a righe bianche e turchine, a righe bianche e rosse infiorate, con una gala che pende all'infuori intorno intorno all'appoggio, rallegrano a vederli correre così rapidi e scivolar destri e leggieri, e arrampicarsi su per le tortuose e ripide vie di queste montagne [...].
Il carrozzino eccolo qua pronto, e il ciuccio vispo, rotondetto, bardato di tutto punto, con tre lunghe code di volpe che gli ciondolano sotto gli orecchi e sotto la gola, sembra ben disposto a salire(15).
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EDUARDO SCARPETTA
Nun la trovo a mmaretà
(1882)
Nonsignore, è asciuto a primma matina, è ghiuto a farse na cammenata ncoppa a li ciuccie assieme a ciert'aute amice suoje ma chillo mò lo vedite tornà, pecché all'11 e meza è uso a fà colazione(16).
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ALFREDO PANZINI
Divus Julis Caesar Imperator
(1886-1887)
Quando io andai per la prima volta a fare il professore (avevo poco più di venti anni), fu a Castellammare di Stabia, in terza classe di ginnasio. Questo ginnasio era in una casa privata in una viuzza buia e male aulente, e lo chiamavano niente meno che Ateneo.
Avevo sotto di me soltanto quattro scolari a cui dovevo spiegare il De bello gallico di Giulio Cesare. Per passare mattana e vincere malinconia, il bidello, un caro giovane, proprio romano de Roma, mi faceva trovare - dopo scuola - un ciucciariello sellato per me e uno per lui; e così andavamo in quei troppo ai miei occhi smaglianti tramonti, lungo quel troppo azzurro mare Tirreno, a Vico o su a Quisisana o a Gragnano, dove rivedo ancora i festoni degli spaghetti e delle lasagne ad asciugare per le vie, ed il rubino del vino saporitissimo: io Don Cisciotte e il bidello Sancio. Fatta eccezione di questa dimestichezza coi ciucciarielli e col bidello, il Signor Direttore, un valente uomo davvero, era molto contento di me, perché io protraevo la scuola oltre l'usato. Per fare che cosa? per andare avanti a leggere le imprese di Giulio Cesare(17).
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HERBERT M. VAUGHAN
The Naples Riviera
(1907)
I frondosi boschetti sui fianchi delle colline sfiorati dallo zefiro, una volta consacrati ai piaceri dei tiranni Borbone, ora risuonano di scrosci di rumorose risate, di galanti complimenti e dello stridente gridare dei ciucciari, i conduttori dei poveri troppo sfruttati asini. Infelici pazienti bestie! abitualmente ricoperte di piaghe e scorticature, spinte in avanti al galoppo con spietate bacchette o anche con pungoli, giacché l'asinaio napoletano è assolutamente insensibile a ciò che prova il suo animale. Non che egli sia crudele per pura malvagità, per amore della crudeltà, perché egli può essere davvero benevolo nei confronti del suo cane o del suo gatto; ma la bestia da soma, l'impotente e rassegnato servitore dell'uomo, soffre terribilmente nelle sue mani. È inutile protestare o discutere con il giovane brutale, che al nostro aspro rimprovero semplicemente spalanca i suoi grandi occhi neri e fissa con sincera meraviglia [...]. C'è una Società Italiana per la Prevenzione della Crudeltà verso gli Animali, ed i suoi membri hanno fatto qualcosa di buono nelle strade della stessa Napoli, ma naturalmente le loro nuove idee non sono ancora penetrate nei dintorni.
Per il sano e l'energico la più incantevole escursione che Castellammare può offrire è l'ascensione alla sommità del monte Sant'Angelo, il sovrano della baia di Napoli, la cui alta cresta luccica con le sue striature nevose fino a primavera avanzata. Chi è pigro o non in forze può fare uso di uno dei poveri oppressi asini, ma è meglio ingaggiare il suo cencioso padrone, che senza il suo facchino a quattro zampe da bastonare e spingere a calci è un essere abbastanza inoffensivo, da usare come guida sul ripido tortuoso sentiero che conduce in alto. Mentre piano piano saliamo attraverso la regione subtropicale del fico e della vite, dell'ulivo e del carrubo, interroghiamo la nostra guida, che nonostante i suoi vivaci occhi e la sua robusta corporatura sembra un compagno tanto intelligente quanto il povero asino dimenticato nella stalla, dove sta godendo, speriamo, un inaspettato giorno di festa(18).
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MICHELE SALVATI
La villeggiatura dei Re di Napoli
(1907)
Pur notevoli in altri tempi eran gli asinelli che ansimanti montavano queste rampe incitati dalla voce insistente dell'asinaio (ciucciaro) che vestiva in un modo assai caratteristico, poiché indossava un camiciotto alla marinara, per lo più a righe rosse e bianche, calzoni candidissimi, con fazzoletto di seta annodato al collo dalle ali svolazzanti, in capo una ampia paglia con nastro, e una verga in mano con cui assestava ogni tanto qualche colpo sul dorso della sua bestia. E i pazienti animali, inforcati dal cavaliere o da una timida dama, ogni tanto si vendicavano di tutta quella nobile gente che dovevano menare dalle ville alle città e viceversa, con certi ragli in concerto corale da straziare le orecchie ad un sordo. Asini ed asinai eran sempre pronti al principio di queste rampe per accerchiare il forestiere, che, se non aveva voglia di servirsi della cavalcatura, durava gran fatica per uscire da quel labirinto asinesco e sottrarsi alla petulante insistenza dei ciucciari.
Ma il gran soffio del progresso è passato anche su Castellammare, distruggendo tanti vecchi costumi e tanti tipi caratteristici, che formavano la vera anima e la vera poesia della città. Oggi la conquista della montagna è stata fatta dai cavalli che si trascinano dietro certe carrozzelle a due posti con grande rammarico delle società zoofile, e fra non molto anche ad essi sarà impedita la via dallo intrico dei binari per le carrozze a trazione elettrica(19).
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NICCOLA NISCO
Storia del Reame di Napoli
(1908)
In ricompensare le sue insolenze in vero Francesco I era generoso: gli pareva dovesse pagar da re le sue azioni da lazzarone. [...]. Unaltra volta nel bosco di Castellammare, facendo una cavalcata sullasino, per caso cadde senza farsi gran male. Impetuoso nellira bastonò il povero asinaio, e poi gli disse: Va a ricorrere. Lasinaio a lui: Maestà, a chi posso ricorrere? a Domineddio? Questa risposta lo fece rientrare in sé, e regalò molte piastre a quelluomo(20).
NOTE
1) S. F. cedrin, Lettere dall'Italia, in "Rassegna Sovietica", 1978, n. 6, p. 69. Trad. di D. Bernardini.
2) E. Gauttier d'Arc, Voyage de Naples a Amalfi, in "Revue Encyclopédique", nov. 1827, p. 282.
3) G. Genoino, A Don Marco Varrecchia. Ncoppa a la strata de fierro, in "Poliorama pittoresco", 1842, p. 168.
4) F. Alvino, La penisola di Sorrento, Napoli 1967, p. 31.
5) P.-E. De Musset, Voyage pitt. en Italie. P. mérid. ... (Paris 1856). Trad. B. Iezzi, Viaggiatori stranieri a Sorrento, Sorrento 1989, pp. 63-64.
6) E. Bidera, Passeggiata per Napoli e contorni, vol. I, Napoli 1844, pp. 283-5.
7) C. MacFarlane, A Glance at Revolutionized Italy (London 1849). Trad. del passo in H. Acton, Gli ultimi Borboni di Napoli, Milano 1962, p. 309.
8) M.sa de Sassenay, Souvenirs de Naples (Paris 1927). Trad. del passo in H. Acton, Op. cit., pp. 397-398.
9) F. de Bourcard, Usi e costumi di Napoli e contorni, I, Napoli 1853, pp. 114-121.
10) F. de Bourcard, Op. cit., II, Napoli 1866, p. 48.
11) G. Gallotti, Monte Coppola, Napoli 1868, pp. 7-10.
12) R. de Maricourt, Storia maravigliosa di Don Iacopo Ignazio Ferraris ..., Firenze 1876, pp. 5-6.
13) Cfr. M. Vannucci, Napoli e Napoli, Firenze 1978, p. 90.
14) R. Fucini, Napoli ad occhio nudo, op. cit. pp. 53-55.
15) C. Pozzolini Siciliani, Napoli e dintorni, Napoli 1880, pp. 118-128.
16) E. Scarpetta, Tutto il teatro, II, Roma 1992, p. 223.
17) A. Panzini, Divus Julius Caesar Imperator, in "Corriere della sera", 24 marzo 1926.
18) H. M. Vaughan, The Naples Riviera, London 19254, pp. 28-30. Il brano è riportato nella trad. di G. C.
19) M. Salvati, La villeggiatura dei Re di Napoli, in "Il Secolo XX", 1907, pp. 931-934).
20) N. Nisco, Storia del Reame di Napoli dal 1824 al 1860, Napoli 1908, p. 3.
(Per il commento, l'inquadramento e i riferimenti relativi ai passi riportati, cfr., tra gli Studi della sez. Letteratura e Territorio, G. CENTONZE, 'Ciucci e ciucciari nella Castellammare dell'Ottocento
(Fine)
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