GIUSEPPE CENTONZE
L'imperatrice Eugenia
nei
ricordi di Marie des Garets
(Maggio-Giugno 2009)
La bellissima Eugenia de Montijo, Imperatrice di Francia, soggiornò a Castellammare nell'aprile del 1877, quando aveva cinquant'anni e da sei viveva in esilio.
Era nata il 5 maggio 1826 a Granada, figlia del Grande di Spagna Cipriano de Palafox y Portocarrero, ed era stata educata al Sacro Cuore di Parigi secondo i principii di un rigoroso cattolicesimo, che aveva segnato profondamente il suo carattere e le sue idee.
Era apprezzata anche per la sua intelligenza, oltre che per il suo fascino e la sua eleganza (nonché per le sue spalle, giudicate le più belle di tutta Parigi), e nel 1853 Luigi Napoleone, divenuto nel 1852 l'imperatore Napoleone III, l'aveva sposata, pur non amandola; e dal matrimonio era nato nel 1856 Napoleone Eugenio Luigi.
L'impératrice Eugénie aveva saputo esercitare una sua influenza sul marito, cercando anche di deviare le sue tendenze liberali e la sua politica filopiemontese e antipapale, ed era stata reggente più di una volta. Entrambi erano rimasti illesi nell'attentato organizzato a Parigi nel 1858 da Felice Orsini contro il corteo imperiale, che aveva provocato 8 morti e più di 150 feriti. Ma nel 1870 c'erano state la disastrosa sconfitta di Sedan, durante la guerra franco-prussiana, e l'immediata proclamazione della repubblica in Francia. Napoleone, fatto prigioniero dai Prussiani e scarcerato a conclusione della pace, nel marzo del '71 aveva riparato con la moglie e il figlio in Inghilterra, nel Kent, a Chislehurst, dove era morto due anni dopo.
Fu nel 1876 che Eugenia decise di fare un viaggio in Italia, con tappe a Milano, Firenze e Roma, per poi passare in Spagna.
L'accompagnarono pochissimi intimi tra cui il nipote conte Primoli, nonché Marie De Larminat (1848-1925), futura contessa Des Garets, una bella donna dai grandi occhi neri, che era stata dal 1868 sua giovanissima damigella d'onore e le era rimasta fedele e molto vicina, alla quale dobbiamo la stesura dei Souvenirs d'une Demoiselle d'honneur, pubblicati postumi in due volumi dalla figlia negli anni 1928-1929, il primo sottotitolato Auprès de l'Impératrice Eugénie e il secondo L'Impératrice Eugénie en exil (che tratta anche del tour in Italia e contiene i passi da noi riportati in traduzione); Souvenirs, che, per quanto attiene ai viaggi, erano ravvivati dalle impressioni lasciate sul momento da Marie nelle lettere ai cari e da lei stessa ripescate, «nella loro forma intatta e familiare», tra le carte di casa.
Dopo aver visitato Roma, Eugenia volle andare anche a Napoli, secondo il racconto di Marie, per prolungare la douceur del suo soggiorno in Italia:
«Stavamo arrivando alla fine del nostro soggiorno in Italia. Per prolungare la dolcezza, l'imperatrice si fermò un po' di tempo a Napoli e portò con sé due suoi nipoti, il conte Primoli che doveva accompagnarci verso la Spagna, e il Marchese di Roccagiovine».
Era l'11 aprile del 1877. Il gruppetto partì in treno per Napoli, dove trovò un cielo tristemente grigio, e proseguì immediatamente per Castellammare, scelta come luogo ideale per soggionare e fare escursioni; dalla stazione stabiese, a causa del consueto assalto dei mendicanti all'arrivo del treno, raggiunse velocemente l'hotel Quisisana:
«L'11 aprile lasciamo Roma e arriviamo alle quattro a Napoli. Ahimè! lo stesso tempo, lo stesso colore del cielo che tra Dover e Calais a novembre. Immediatamente prendiamo il treno per Castellamare, uno sciame di mendicanti ci danno il benvenuto e noi raggiungiamo alla svelta l'hotel Quisisana».
Si trattava del grande Casino Boccapianola, situato sulla strada di Quisisana, rimasto poi noto come l'albergo, anche quando da molto tempo non lo era più, e abbattuto dopo i danni subiti col terremoto del 1980 per dar luogo a una moderna costruzione. Così lo aveva descritto il Parisi nel 1842:
«In mezzo ad una grandiosa villa esso giace [...]. L'è questo un grandioso ed elegante casino con bellissim'aria e da molte pittoresche vedute circondato. V'à pur uno stabilimento di bagni caldi e freddi, una sala da bigliardo ed un grazioso teatro alle Muse dedicato. I terrazzi al nobile appartamento corrispondenti sono di molto gusto e di rara amenità. Persone di Reale Famiglia e di alto rango ànno sempre prescelto il soggiorno di questo bel casino. La sua villa è conosciuta sotto il nome di Villa-Donica ed à la sua entrata incontro alla chiesa dei Minimi Riformati di S. Francesco».
Il giorno dopo il tempo migliorò, propizio per un'escursione a Napoli. Pertanto Eugenia decise di pranzare molto presto in albergo ed ordinò piatti italiani. Sorprende come le due dame, abituate alla raffinata cucina francese rimanessero estasiate davanti a un piatto di maccheroni, forse un timballo, pieno di ogni cosa:
«L'indomani il tempo si rischiara, pranziamo di buon'ora; l'Imperatrice si fa servire unicamente piatti italiani e, tra l'altro, un piatto di maccheroni di cui corserviamo sempre il ricordo; c'è di tutto lì dentro, è squisito e indefinibile».
A Napoli visitarono il museo Borbonico, ma la città metteva in mostra tutta la sua miseria attraverso i suoi lazzaroni, ed Eugenia si arrabbiava al solo sentir parlare dei Napoletani. La sera tornarono all'hotel Quisisana, raggiunti dal principe Placido Gabrielli, figlio di Carlotta Bonaparte:
«Verso sera, lasciamo questa Napoli mezzo folle e torniamo a Castellamare. Siamo molto lieti di essere raggiunti dal Principe Gabrielli disceso al nostro hotel».
A questo punto è interessante la digressione di Marie su questi suoi ricordi, che volevano essere veri, più che belli:
«Bisogna innanzitutto mostrarsi autentici ed io non cercherò di abbellire i miei ricordi con il pretesto di aver saputo godere di ciò che tutti ammirano unanimemente».
Ed infatti ella manifestò qualche riserva anche sugli scavi dell'antica Pompei, mentre non volle tacere sulla bellezza della strada da Castellammare a Sorrento:
«Quel che ci affascina è la bella strada da Castellamare a Sorrento; la percorriamo la sera, al tramonto, cercando di allietare l'imperatrice con lo scambio delle nostre impressioni».
A Sorrento fecero visita alla contessa Santa Fiore all'hotel Vittoria, ma non mostrarono di gradire una tarantella ballata da donne senza grazia e con volgarità.
Il 14 aprile andarono a Capri e visitarono la grotta azzurra. Al ritorno fecero una passeggiata sull'asino e poi rientrarono all'hotel. Anche a questo punto Marie si concesse qualche riflessione:
«Al ritorno facciamo una bella passeggiata sull'asino e al tramonto ritorniamo all'albergo.
In questo paese di mollezza e di beatitudine, veramente ci si intorpidisce un po' nel morale come nel fisico; l'oblio e il sogno si confondono nello spirito, ogni sensazione profonda sfugge.
Ognuno, nel nostro gruppo, ha delle impressioni differenti; l'Imperatrice trova qui delle reminiscenze della Spagna ed evoca spesso le belle notti d'Oriente; Primoli si esalta a getto continuo, Roccagiovine posa all'indifferente e all'uomo vissuto; il Principe prende schizzi, abbozza begli acquerelli di tono fine e sfumato come tutta la sua persona: ha sempre e in ogni circostanza, la nota giusta e vera».
Successivamente (probabilmente il 15) furono a Portici; il 16 visitarono Baia e Cuma; poi le collezioni del duca di Marina e del principe Filangieri.
Il giorno 19 aprile Eugenia stabilì per l'indomani la partenza per Messina ed infatti il 20 si andò a Napoli, a pranzo dagli Sclafani, cugini dell'imperatrice, e in attesa della partenza della nave, fu visitata la bella villa del principe Colonna a Capodimonte, da dove furono ammirati per l'ultima volta i paesi lasciati:
«È lì, sicuramente, che si ha la più bella veduta di Napoli: avvistiamo all'orizzonte i bei paesi in cui ci siamo fermati: Castellammare, Sorrento, Massa, affascinanti nidi di fiori e di verde sulle rive del grande specchio blu che rinvia a loro, in freschezza e in sussurri, tutti i loro profumi e le loro canzoni».
Poi si imbarcarono per Messina, senza Roccagiovine e Gabrielli lasciati a Napoli, portando con sé come miglior ricordo quello delle belle serate passate a Quisisana:
«Il miglior ricordo che portiamo con noi è quello delle belle serate passate nel piccolo hotel di Castellamare, al momento del ritorno dalle nostre corse più o meno faticose; cessava ogni rumore, ogni movimento era annullato, e sulla terrazza rimanevamo in silenzio e in estasi nella dolcezza infinita della notte primaverile. Non oso parlare all'Imperatrice che mi rimprovera di piantare le tende dappertutto e di non saper lasciare niente».
La traversata fu dura e angosciosa. Visitarono Messina, Catania, Siracusa, dove di nuovo si imbarcarono per Malta. Lasciando l'Italia, Marie volle rievocare le cose più belle o particolari di cui serbava il ricordo:
«Attraverso tutte le piccole delusioni e le difficoltà inseparabili da un viaggio, che deliziosi ricordi!
Dopo le grandi emozioni di Roma c'è stata la felice sosta in un paese incantevole, Castellamare e le sue notti profumate, Sorrento e i suoi bei balconi sospesi sul mare; la nostra passeggiata di sera lungo il burrone che la notte rendeva così oscuro. Portici e la piccola locanda dove pranzammo così allegramente, le nostre lunghe conversazioni confidenziali, tutto questo insieme di poesia, di amicizia e di buon umore che riassume il nostro breve viaggio. L'Imperatrice, dimenticatasi per alcuni giorni delle sue strazianti preoccupazioni, si lasciava prendere dalla nostra allegria; noi stesse non pensavamo che all'ora presente e finivamo per credere che non c'è sulla terra che raggi di sole e notti profumate. Non c'è nessun paese ricco se non quello che faceva sentire a tal punto la dolcezza di vivere!... ».
A Malta, nei confronti di un ufficiale inglese che insisteva per conoscere le sue impressioni su Napoli, Marie diede una singolare risposta:
«Non cerco di spiegare, ma gli narro la divertente idea di un napoletano che raccontava che il buono Dio, nei suoi giorni di noia, fa un piccolo foro nel cielo, si china, guarda Napoli ... e sorride».
Dopo questo viaggio, nel 1879, Eugenia fu colpita da un altro e più terribile dolore, la morte del figlio, avvenuta in Africa nella guerra dell'Inghilterra contro gli Zulu. L'autrice dei Souvenirs volle ancora annotare come, dopo quell'ultimo dramma, il ricordo dei bei momenti passati a Castellammare e nei dintorni di Napoli fosse tuttavia di sollievo all'imperatrice:
«Molto spesso, più tardi, il suo pensiero tornava a quelle ore il cui ricordo le apportava ancora qualche dolcezza».
Nel 1881 Marie sposò il conte Louis-Marie Des Garets, per cui non poté più offrire come prima i propri servigi.
Eugenia si trasferì nel 1885 a Farnborough nello Hampshire, ma visse anche a Cap-Martin presso Cannes. Morì a Madrid, dove era andata per visitare i parenti, nel 1920, a novantaquattro anni.
La sua devota Demoiselle d'honneur morì cinque anni dopo, nel 1925, a settantasette anni.
(Da «L'Opinione di Stabia», XIII 130 – Mag.-Giu. 2009, pp. 18-19).
(Fine)
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