GIUSEPPE CENTONZE
Il secondo Stabia Hall
(Marzo 2006)
Regina, «Rivista per le Signore e per le Signorine», pubblicata mensilmente a Napoli a partire dal maggio del 1904 fino al giugno del 1920, fu un periodico davvero interessante.
Elegante per l’impaginazione, per le belle illustrazioni, per i fregi di sapore decisamente Liberty, Regina offriva al suo buon pubblico femminile tutto ciò che una donna del bel mondo doveva sapere; innanzitutto i modelli femminili costituiti dalle nobildonne piú in vista cui erano dedicate le copertine, ma anche i bagagli di conoscenze che si richiedevano a una donna ideale, nel campo della cultura e dell’arte, della moda e del tempo libero, privilegiando gli argomenti che permettessero di approfondire la presenza e la considerazione della donna in Italia e nel mondo.
A suo merito va ascritto anche l’interesse mostrato per l’emancipazione femminile, in un periodo in cui le nascenti leghe internazionali femministe erano trascurate o derise.
Sul numero 6 dell’Anno VI (Giugno-Luglio 1909), alla p. 26, appare un breve articolo non firmato e intitolato Un teatro estivo: Lo Stabia-Hall, preceduto da una grande foto dell’interno della struttura, il quale informava su quel rinato locale, ricostruito sul lungomare stabiese, nell’incantevole scenario del golfo di Napoli, dal coraggioso giovane impresario Giovanni Nasti.
Erano passati nove anni dalla chiusura del vecchio Stabia Hall, il «baraccone» come l’aveva definito Matilde Serao, nel quale l’aristocrazia e il bel mondo in villeggiatura avevano passato, tra balli e divertimenti vari, spensierate e liete serate animate dall’instancabile principe di Moliterno, che aveva saputo richiamare o attirare nella città grandi personalità dell’aristocrazia, della politica, della cultura.
Ora l’abile Nasti, con sistemi organizzativi piú moderni, riproponeva spettacoli di qualità ad un pubblico forse cambiato, forse un po’ meno aristocratico anche se danaroso, certo senza le animazioni del principe, che, passando a miglior vita, aveva probabilmente segnato la fine di un’epoca felice nella villeggiatura stabiese.
Tutto questo egli faceva, nella speranza di dare una risposta decisa, con attività teatrali e mondane, a quella parte consistente di villeggianti che voleva ad ogni costo divertirsi e rilassarsi.
Si riporta di seguito l’interessante articolo, che oggi ci permette di rievocare un momento e un aspetto della vita della città di Castellammare – la quale cent’anni fa sapeva fare offerte allettanti ai villeggianti e richiamare con spettacoli e divertimenti persino chi risiedeva a Napoli o villeggiava a Sorrento –, ed insieme di ricostruire una parte della felice storia di quel teatro estivo, di cui è rimasta memoria anche attraverso belle pagine della letteratura napoletana.
Un teatro estivo: Lo STABIA-HALL
La vita mondana a Castellammare di Stabia è di questi tempi nel suo piú pieno rigoglio. Ogni anno, d’estate, una società cosmopolita si dà il suo preferito convegno sulle fresche sponde della cittadina salubre ed operosa.
L’eleganza, la giocondità, la piú signorile comunione di gusti e d’abitudini trovano in quest’amena parte della penisola sorrentina il loro ambiente sereno e naturale.
Si chiacchiera, si balla, si trascorrono le ore piú liete, le uniche forse, di questa nostra vita randagia e tribolata.
La sera, lo Stabia-hall, l’elegantissimo teatro estivo, raccoglie nella sua sala capace il fiore della gioventú e dell’ aristocrazia villeggiante.
Lo Stabia-hall è un teatro tornato di recente alla vita, dopo il lungo novennio di chiusura, cui era stato con rincrescimento di tutti condannato.
E’ appena un anno che la sua elegante sala rivede il pubblico estivo consueto, e se tanto è avvenuto, una lode ampia e speciale va fatta ad una forte fibra giovanile, al sig. Giovanni Nasti, che di sua esclusiva iniziativa ha provveduto a che il grazioso teatro potesse rivivere di nuovi e piú abbaglianti splendori. II sig. Nasti infatti ha fermamente voluto che lo Stabia-hall risorgesse con una fisonomia affatto personale; sicuro del successo, non è stato un istante in dubbio ad impegnare dei capitali, ha rifatto, ha ricostruito, e un bel giorno è partito per Milano, dove ha scritturato una delle migliori compagnie.
Il grazioso teatro è cosí quasi improvvisamente risorto presso al mare, con uno stile di costruzione suo proprio, nel posto piú ameno della città, sicché gli spettatori possono godersi tutt’intero, le belle notti di luna, l’incantevole panorama del nostro Golfo, che Capri e Miseno cingono d’un amplesso soavissimo.
Il teatro fu ultimato la sera stessa della prima rappresentazione: l’ammirazione di tutti fu rivolta al plafond che è chiuso con un gioco speciale e capriccioso di tende: alle decorazioni sobrie: sicure, alla linea generale ampia e severa, opera di quel competente in materia che è il sig. de Gaetano. L’orchestra è folta e disciplinata; essa è quello del nostro S. Carlo. Le compagnie, com’è stato detto, sono tra le migliori scritturate. Per questa stagione, anzi per questo mese di luglio, si terrà nel delizioso teatrino una serie di rappresentazioni liriche.
Nell’agosto la compagnia Mauro, reduce dai trionfi di Genova, e che tante simpatie gode a Castellammare, svolgerà il suo programma di ordine eccezionale. Prime donne saranno le sig. Anita Fontana e Jole Barone, primo brillante comico l’artista Lambiase. La Compagnia si tratterrà appena un mese per impegni precedentemente assunti col Costanzi di Roma.
Quell’intelletto pratico del signor Nasti ha dato modo anche a quelli che risiedono in Napoli di assistere a cosí buoni spettacoli, disponendo che questi avessero termine per la mezzanotte, e disponendo inoltre uno speciale servizio di automobili in coincidenza con l’ultimo treno che parte da Torre Annunziata.
Si può non riconoscere nel signor Nasti una naturale ed eccezionale attitudine al mestiere del piú provetto impresario? Con simili attitudini cosí pronte e sicure non si nasce che in America; il sig. Nasti ha voluto provare che la gioventú napoletana ha sagacia e praticità da vendere.
Castellammare gli deve essere veramente grata dello splendido dono che egli le ha fatto di un graziosissimo teatro estivo, e piú ancora gli deve esser grata la numerosa colonia villeggiante, che ha avuto modo cosí di impiegare le calde sere estive in un ritrovo freschissimo, allietato da spettacoli scelti, quando il cartellone con grande sodisfazione delle signore e delle signorine non reca scritto a grossi caratteri: «Questa sera, ballo....».
(Da «L'Opinione di Stabia», X 106 – Marzo 2006, pp. 24-25).
(Fine)
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