GIUSEPPE CENTONZE
Note editoriali
per la ristampa del
Cenno storico-descrittivo della città di Castellammare di Stabia
di Catello Parisi
(1999)
Il
rarissimo Cenno storico-descrittivo della Città di
Castellammare di Stabia di Catello Parisi, prezioso per la memoria di uno
dei periodi più felici della comunità stabiese e tuttavia mai ristampato,
viene qui riproposto secondo l’edizione nota e comunemente citata nelle
bibliografie, a cominciare da quella del Furchheim[1],
cioè secondo l’edizione ‘fiorentina’, con l’indicazione del luogo Firenze e della data 1842 ma non dell’editore o dello
stampatore, completa dell’Appendice di
utili nozioni che riguardano la città di Castellammare di Stabia e delle
due splendide litografie fuori testo di Gatti e Dura (Marina di Castellammare e Veduta
di Castellammare presa dalla Croce di Pozzano), costituita complessivamente
di sedici fogli di otto pagine ciascuno e di un ulteriore foglio di quattro
pagine[2].
Nella predetta edizione, nel
verso del frontespizio, compaiono la dicitura «La presente operetta è sotto la tutela della legge. La proprietà n’è
dell’autore; ed ogni copia non segnata da lui debbesi tenere contraffatta»
e la firma autografa dell’Autore. Inoltre, sulla quarta pagina della sottile
copertina originale di colore giallino fornita coi fogli e andata quasi sempre
perduta, perché tralasciata al momento della legatura, era segnato: «Il prezzo dell’opera sarà di sole grana
sessanta. Sarà calcolato a grana tre il foglio di otto pagine, ed a grana sei
ciascuna veduta litografica. Si consegnerà in tre distribuzioni
improrogabilmente nel corso del mese di agosto 1842» (dicitura trascritta
da Giuseppe D’Angelo[3]
per averla osservata su una copia non legata apparsa sul mercato antiquario).
La riproposta in questi
termini non è stata in realtà facile, in quanto non si tratta di un’edizione
per così dire lineare e priva di equivoci, visto che della stessa, con la
medesima indicazione del luogo e dell’anno e con le due tavole indicate, esiste
una variante senza l’Appendice, per
il resto perfettamente identica all’altra, e ancora si conosce una copia senza
firma e senza tavole, un’altra con firma e con una sola tavola. Ma se di questo
la spiegazione ci è fornita dalla dicitura che concludeva il volumetto, che fa
ipotizzare che il compratore avrebbe potuto rinunciare all’Appendice (a cui del resto si fa chiaro riferimento nel
frontespizio, anche nelle copie che non la posseggono) e alle litografie e
rilegare l’opera incompleta, c’è qualcosa di altro e ben più rilevante, da
tenere necessariamente in conto.
Il dott. Antonio Laus,
appassionato collezionista di memorie stabiesi, possiede un esemplare
dell’opera appartenuto alla sua famiglia - un esemplare unico per quel che
sappiamo - che presenta delle variazioni notevoli per quanto attiene al
contenuto del foglio iniziale ed alle tavole f.t. e che appare in questo modo:
ha una legatura più tarda; non riporta il titolo prima del frontespizio;
contiene come antiporta, incollata sulla pagina e racchiusa da un doppio
riquadro delineato a mano con inchiostro nero, una riproduzione fotografica
antica dell’effigie della Madonna di Pozzano; presenta – quel che è singolare e
più rilevante – un frontespizio diverso, nel senso che cambiano i caratteri del
titolo e del sottotitolo e soprattutto il luogo di edizione (non l’anno!), che
in questo caso è Napoli, e compare il
nome dell’editore napoletano Borel e
Bompard, noto nella capitale per una serie di importantissime opere di
storia napoletana e di carattere scientifico, anche legate all’ateneo della
città; non riporta la dicitura e la firma dell’Autore al verso del
frontespizio; è completo dell’Appendice;
non contiene le due tavole di Gatti e Dura, bensì una litografia firmata Lit. Pensa, presumibilmente più tarda,
raffigurante S. Catello Vescovo e
Protettore di Castellammare di Stabia, a fronte della pagina 85 (inizio
dell’Appendice); non presenta la
dicitura finale; per il resto (impaginazione, caratteri editoriali,
particolarità e difetti di alcuni caratteri) è perfettamente identico
all’edizione ‘fiorentina’.
Ciò potrebbe chiarire
finalmente il mistero di Firenze come luogo di edizione? Che rapporti, infatti,
avrebbe avuto Parisi con la città toscana in un periodo in cui non avrebbe
ancora manifestato le sue tendenze rivoluzionarie e antiborboniche? quale il
motivo per ricorrere a un tale espediente, visto che un espediente appare? e,
se fosse stato per la censura (è stata fatta anche questa ipotesi), quali i
motivi visto che il Parisi mai dava quest’impressione nell’opera, anzi
apertamente elogiava i Borbone e dedicava («umilmente offre intitola e
consagra») il «tenue lavoro sulla città prediletta e con paterno zelo governata»
a D. Gennaro Capece Minutolo, Sottintendente del Distretto di Castellammare?
Dovendo con molta probabilità
escludere i motivi politici e di censura, non resta che quello economico.
Parisi avrebbe fatto stampare l’opera alla casa editrice napoletana Borel e
Bompard, con la quale non si sarebbe successivamente accordato, forse perché la
stampa sarebbe stata tutta a sue spese, ed avrebbe quindi deciso di non
indicare più il nome dell’editore, mettere un falso luogo (perché Firenze? è
difficile stabilirlo) ed inserire la dicitura iniziale con la propria firma.
L’esemplare del dott. Laus
potrebbe essere allora l’ultima bozza di stampa, poi definitivamente mutata nel
frontespizio e con l’aggiunta del titolo che lo precede, della dicitura al
verso di esso e delle tavole, appartenuta molto probabilmente allo stesso
Parisi e non all’editore, visto che sarà successivamente rilegata con
particolare amore da uno stabiese devoto di S. Catello e della Madonna di
Pozzano, i più sentiti e importanti punti di riferimento nella storia religiosa
della comunità.
Abbiamo ritenuto utile
proporre a parte nel volume anche queste varianti per la loro straordinaria importanza.
* * *
Di Catello Parisi, oltre al Cenno storico-descrittivo della città di
Castellammare di Stabia, che qui si ripropone, resta soltanto Una gita a Sorrento per Vico, Meta ed il
Piano, uno scritto poco noto, apparso nell'«Album Scientifico Artistico
Letterario»[4].
Niente si sa di altre opere
che un cultore di belle lettere, membro di società scientifiche e culturali,
quali la Società Economica del Molise
e il Gabinetto di Storia Naturale di
Siracusa, con ogni probabilità avrebbe scritto, se proprio non compose
realmente quei «suoi scritti in prosa e in rima» non rimastici, cui accenna
vagamente il Salvati nel passo che fra poco si riporta. Né si son trovati
inediti, a parte qualche dichiarazione o lettera ad autorità locali.
Anche la bibliografia su di
lui non è ampia. Essa consiste in giudizi sullo 'scrittore' e sullo 'storico' o
in notizie sulla partecipazione del 'patriota' ai tentativi insurrezionali di
alcuni Stabiesi contro i Borbone e sul suo coinvolgimento in successive cospirazioni.
Il giudizio più antico a noi
noto sull'opera di Catello Parisi è quello brevissimo di Francesco Migliaccio,
che risulta da una relazione a stampa (di sei pagine e senza note editoriali),
indirizzata Agli Illustrissimi Signori
Sindaco e Consiglieri del Municipio di Castellammare di Stabia e datata
«Napoli 31 gennaio 1876», riportata in parte nell'antologia su Castellammare di
Michele Palumbo[5]: «Di codesta
florida Città appena uno scrittore ha accennato qualche cosa... Infine altro
scrittore nel 1842 s’invogliò per lo stesso oggetto e si fu il laborioso
Catello Parisi, il quale ignaro delle autentiche fonti ove rinvenir potea i documenti
e le veridiche notizie di codesta illustre Città, si accinse soltanto a
riscontrare quante si fossero Istorie fino allora stampate, avendone raccolti
scarsissimi elementi ed incerte notizie, di modo che dalla sua fatica nulla di
più di quanto sapeasi il pubblico ha potuto avere conoscenza». Giudizio dettato
dall'interesse particolare del Migliaccio di dimostrare la necessità di
pubblicare col contributo del Comune una sua storia di Castellammare[6],
senza tener conto che il Parisi mai aveva voluto scrivere una storia, bensì
un'opera "da servire di guida ai nazionali ed agli esteri che frequentano
questa città" e che pertanto conteneva, secondo l'uso di allora e di oggi,
necessarie "notizie" storiche.
Del personaggio che prese
parte ai moti del 15 maggio '48, facendo una scelta che avrebbe pesato
duramente sulla sua esistenza, parlò per primo Raffaele Altavilla, nel cap.
LXXII della sua Breve storia di
Castellammare di Stabia, a proposito di «un forte nucleo di Stabiesi» che
il 15 maggio del 1848 intendeva aiutare i Napoletani insorti: «A capo di quegli
animosi accorse a mettersi il fervido patriota Catello Parisi; il quale, più
tardi, fieramente perseguitato, esule, ramingo, moriva a Bona in Africa»[7].
In
Castellammare di Stabia dal 1848 al 1860[8]
Michele Salvati ripropose quanto narrato dall'Altavilla, esaltando già in
apertura la figura del «fervido patriota
Catello Parisi, uomo di discreta cultura, dotato d'intelligenza non mediocre,
d'animo forte e ardente di libertà»[9],
ed aggiungendo importanti particolari e sviluppi, che costituiscono l'unica
fonte su quei fatti: «Anche in
Castellammare furono praticati diversi arresti dalla reazione che si assideva
trionfante, e vittime delle prime persecuzioni furono anche Giovanni Vanacore e
Catello Parisi, i quali vennero imprigionati e poscia esiliati per molti mesi.
L'ultimo, dopo d'aver sofferto altre persecuzioni, ed una nuova e lunga
prigionia, come vedremo in seguito, esulò, e, dopo travagliata esistenza e
lungo errare, finiva la sua vita a Bona in Africa. Dei suoi scritti in prosa ed
in rima, non ci resta che un pregevole Cenno
storico-descrittivo della città di Castellammare»[10].
Il Salvati faceva il nome del Parisi anche a proposito dei partecipanti alle
adunanze segrete organizzate dallo stabiese Ferdinando Cosenza[11]
e degli arrestati dopo la scoperta della cospirazione e il suicidio del Cosenza
avvenuto il 30 novembre 1850[12].
Non
conosceva però quest'aspetto del Parisi l'autore di una nota e fortunata guida
di Castellammare di Stabia, Wladimiro Frenkel[13],
tant'è che, pur rifacendosi spesso al Cenno,
ma non tollerando la sua parola quando «pomposa»[14]
onorava i Borbone («... quale non diverrà la città Stabiana sotto sì augusto
felice governo!»[15]), prima lo
commiserava, ma poi lo scusava e finiva col dargli in qualche modo anche ragione:
«Ma il povero Parisi, "dal patrio zelo animato e sospiroso delle notizie
della cara terra natale", troppo amava evidentemente la sua Castellammare
di Stabia per seguire con serenità l'azione della Giovane Italia, che si diffondeva, e la caccia alla "setta
dell'Unità Italiana, che infuriava per ordine del Re", tanto è vero che il
Cenno storico-descrittivo fu
pubblicato nel 1842, alcuni anni cioè prima della famosa protesta di
Gladstone... Comunque, con la sparizione dei Borboni, finiscono le fortune di
Castellammare di Stabia»[16].
Dedicò
infine discreta attenzione al Parisi lo stabiese Giuseppe Lauro Aiello.
In
Castellammare di Stabia nella Storia,
nell'Arte, nel Costume[17], alle pp. 137-139, egli si rifece direttamente al Salvati e riportò i già noti
episodi. Successivamente, alle pp. 250-251, ripropose un interessante giudizio
del Nostro sui cittadini stabiesi, ma si lamentò per non aver trovato alcun
accenno alle scuole e alla cultura di Castellammare: «Il buon Parisi, pur
essendo entrato nei più minuti dettagli della vita che si menava a
Castellammare alla sua epoca, degli alberghi, dei mercati, delle feste
religiose e civili, degli Enti pubblici che la governavano, del modo di
vestire, dei giuochi in voga, dei costumi e delle usanze; neanche un accenno
faceva delle scuole, della cultura. Eppure Castellammare contava nel 1840 circa
quindicimila abitanti in città e oltre quattromila nei Terzieri. Dobbiamo
dedurre che la cura dell'istruzione del popolo fosse tanto trascurata da non
meritare neanche un accenno? Preferiamo pensare ad una involontaria lacuna»[18].
In un successivo articolo,
intitolato Catello Parisi e
pubblicato su «La Riviera» del 1° febbraio 1968, l'Aiello pose per la prima
volta il problema del luogo di edizione del Cenno,
intuendo la finzione di 'Firenze' ma non sapendola giustificare che con un po'
vago «fine di sottrarsi alle noie della revisione»;
pose il problema del duplice aspetto della personalità del Parisi (quello «ossequiente»
del 1842 e quello «rivoluzionario» del 1848), così come emergeva dalle fonti,
che tuttavia non offrivano «un completo profilo biografico di questa esemplare
figura di cittadino»; non elogiò certo il suo stile («scriveva con uno stile
antiquato, arcaico, che in pieno '800 sapeva di stantio»); ma comprese ed
esaltò il valore dell'opera: «Considerata l'estrema penuria di fonti
bibliografiche sulla nostra città, lamentata da tutti gli studiosi, viene
spontaneo un vivo senso di gratitudine verso questo concittadino per averci
lasciata un'opera di così grande utilità, contenente una tal somma di notizie,
atte a darci un quadro completo delle condizioni della città in un'epoca così
fortunosa della storia».
A distanza di oltre dieci
anni, l'Aiello ritornò sull'argomento con una conferenza tenuta il 18 ottobre
1980 attraverso l'emittente stabiese Radio
Tirreno Sud in occasione dell'intitolazione a Catello Parisi di un circolo
culturale, pubblicata col titolo Catello
Parisi scrittore e patriota stabiese[19],
ma non poté aggiungere niente di nuovo per «essere rimaste infruttuose» le sue
ricerche.
Facendo nostro e di tutti gli
Stabiesi il senso di gratitudine manifestato dall'Aiello verso Catello Parisi,
auspichiamo che questa ristampa anastatica, che avviene oltre ben 150 anni dopo la prima e unica edizione, possa suscitare un più
vivo interesse verso l'Autore, che molto soffrì, e verso la Città, che oggi
soffre, ma si spera possa risorgere.
NOTE
[1] Si riporta integralmente:
«PARISI C. / Cenno storico-descrittivo della Città di Castellammare di Stabia
contenente la sua indicazione, le notizie dell’antica e nuova Stabia, il suo
stato attuale, ed un appendice di utili nozioni che la risguardano. Da servire
di guida ai nazionali ed agli esteri che frequentano questa città. Firenze 1842. / In 8° pp. VIII-82 (Fine), nebst einem Anhang bis pag. 116. Mit zwei
lithogr. Ansichten. Geschätzte Monographie.
Wert 4 L.» (F. Furchheim, Bibliographie der Insel Capri und der
Sorrentiner Halbinsel sowie von Amalfi, Salerno und Paestum, Leipzig 1916,
p. 102).
[2] Il foglio iniziale non è
numerato e contiene le prime otto pagine, anch’esse non numerate ([I], con il
solo titolo Cenno storico-descrittivo
della città di Castellammare di Stabia; [II], bianca; [III], frontespizio;
[IV], con l’indicazione della proprietà e la firma; [V], con dedica a Gennaro
Capece Minutolo; [VI], bianca; [VII], con presentazione dell’opera Al Lettore; [VIII], bianca); i dieci
fogli seguenti, ciascuno di otto pagine, sono numerati da 1 a 10 e contengono
le pp. 1-80; ad essi seguono un foglio di quattro pagine, contrassegnato con un
duplice asterisco al posto del numero 11 e contenente le pagine finali del Cenno (pp. 81-82 e altre due pp.
bianche), ed infine altri quattro fogli, di otto pagine ciascuno, numerati da
12 a 15 e contenenti l’Appendice (pp.
85-109) e l’Indice (pp. 111-116).
[3] A. Acampora – G. D’Angelo, Le fonti bibliografiche per la storia di Castellammare di Stabia,
Castellammare di Stabia 1996, p. 230.
[4] Napoli, Borel e Bompard, s.d.
[1845?], pp. 121-155.
[5] M.
Palumbo, Stabiae e Castellammare di Stabia.
Antologia storica, Napoli 1972, p. 700. Il Palumbo cita, però, dal manoscritto
conservato nell'Archivio Storico Comunale di Castellammare di Stabia.
[6] Cfr. A.
Acampora – G. D’Angelo, Op. cit., p. 201.
[7] Breve Storia di
Castellammare di Stabia. Compilata dal Prof. Raffaele Altavilla ad uso delle scuole, Napoli
1881, p. 204.
[8] M.
Salvati, Castellammare di Stabia dal 1848 al 1860,
Napoli 1910.
[9] M.
Salvati, Op. cit., p. 11.
[10] M.
Salvati, Op. cit., p. 14.
[11] M.
Salvati, Op. cit., pp. 15-16.
[12] M.
Salvati, Op. cit., p. 18.
[13] Castellammare
di Stabia.
Guida compilata da Wladimiro Frenkel, Castellammare di Stabia 1923.
[14] W. Frenkel, Op. cit., p. 29.
[15] C.
Parisi, Cenno..., op. cit., p. 27.
[16] W. Frenkel, Op. cit., p. 33.
[17] Castellammare di Stabia 1966.
[18] G.
L. Aiello, Castellammare..., op. cit., p. 251.
[19] Pompei 1980.
(Da: C. PARISI, Cenno storico-descrittivo della città di Castellammare di Stabia, Castellammare di Stabia - Napoli, Rotary Club di Castellammare di Stabia - M. D'Auria Editore, 1999, pp. XV-XXIV)
(Fine)
L
a Premessa di Ugo Criscuolo al «Cenno storico-descrittivo»La Presentazione di Catello Salvati del «Cenno storico-descrittivo»
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